Scrivo questo articolo di getto, senza sapere bene perché, senza pensare se sia una buona idea o meno.
Guidata solo dalla pancia, dall’istinto, dalle sensazioni di una giornata in cui ho parlato tantissimo di scuola: in mattinata per l’Open Day della scuola che dirigo, nel pomeriggio in una consulenza con una mamma.
E c’è qualcosa che sgomita, che con prepotenza si fa spazio e vuole uscire fuori.
Sono giorni che tento di scrivere un articolo per dare indicazioni su come scegliere un’adeguata scuola dell’infanzia o primaria. Ma la realtà è che non ci riesco.
Non sono in grado di scrivere un articolo del genere perché le uniche indicazioni che riesco a mettere in fila sono quelle che iniziano con un “non” e, si sa, iniziare con una negazione non è proprio il massimo.
Dopo le storie che ho sentito oggi di scuole assolutamente inadatte ad ascoltare i bisogni dei bambini e delle bambine, con insegnanti che ci provano ma dirigenze o strutture interne troppo rigide per poter avere quella flessibilità educativa necessaria per accogliere ed accompagnare…dopo una giornata così, vorrei solo urlare ai genitori di tutta Italia:
Non scegliete scuole belle, scegliete le scuole pedagogicamente orientate, le scuole in cui vi sappiano spiegare perché proprio quel materiale didattico così bello è stato scelto al posto di un alto o perché l’arredamento è disposto in un certo modo.
Non scegliete le scuole vicine ma scuole che offrano vicinanze relazionali: momenti per il confronto con le famiglie, spazi di espressione per i bambini e le bambine, strade d’apprendimento non univoche.
Non scegliete scuole prestanti, competitive, con 400 ore di inglese, metafisica in greco e lezioni su come si diventa manager milionari, per tutto questo ci sarà tempo… Scegliete scuole dove ci sia spazio per il gioco, che impieghino energie nell’ascolto attivo e profondo, nell’accompagnare a so-stare nel conflitto.
Non scegliete le scuole dove gli e le insegnanti lavorano senza un obiettivo comune, a compartimenti stagni, con veli di invidia e competizione; scegliete scuole in cui annusate complicità tra lo staff educativo, dove c’è cooperazione ma soprattutto ricerca, dove gli insegnanti si scambiano idee, si accordano sugli obiettivi, documentano, si confrontano e magari abbiano anche supervisori pedagogici e/o psicologici.
Non scegliete scuole dove l’unica via per imparare è costituita da un banco e da una sedia: una scuola che si nasconde dietro alle difficoltà burocratiche per non portare mai i bambini e le bambine fuori è una scuola che non si assume la proprie responsabilità pedagogica.
Probabilmente, quando sceglierete, vi troverete a scendere a qualche compromesso, rinunciando alla perfezione.
Perché la perfezione non esiste ma è necessario, invece, che la scuola sia un luogo di sperimentazione, di ricerca, di costruzione.
“Costruire è sapere, è poter rinunciare alla perfezione” canta Nicolò Fabi e allora fatevi guidare dal vostro sapere, dal vostro intuito, da ciò che ritenete essere più in linea con il vostro stile genitoriale, perché ciò che state cercando non è la scuola perfetta ma quel gruppo di persone, preparate e professionali, che vi aiutino a “costruire”, che offrano a vostro/a figlio/a tutto il necessario per erigere le proprie fondamenta e, allo stesso tempo, spiccare il volo.
